La città che non dorme mai

Test di Noah Lancaster

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    HoLa :D e benvenuto al tuo test di valutazione.

    // A giudicare da quanto descritto nel post di presentazione si direbbe proprio che Noah avrà la possibilità di compiere un gran bel tragitto tra quel groviglio di strade e edifici che col loro clima caratteristico ancora impregnano la città rendendola satura e frizzante persino nelle prime ore del mattino, tutto per la gioia dei suoi abitanti più trasgressivi.
    Ciò che ti chiedo in questo post è di focalizzarti sulla descrizione del luogo in cui Noah si ritrova affannosamente a correre: un luogo in cui lui tutto sommato ha vissuto per un lungo periodo prima di liberarsi del suo opprimente patrigno. Inserisci anche una buona introspezione di riguardo per gli obiettivi a cui Noah aspirerebbe nel caso riuscisse ad ottenere la famigerata licenza, e ovviamente sarebbe doveroso non tralasciare neppure i suoi dubbi rivolti alla difficili sfide che lo attenderanno.
    Il resto è tutta carta bianca, col patto che Però Noah non esca fuori città.
     
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  2. DopeBoyz
     
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    8:30

    Noah era fuori casa, partito da poco che iniziava la sua quotidiana maratona come ogni mattina.
    Las Noches offriva un clima piacevole quel giorno, il sole splendeva alto nel cielo e ogni tanto veniva coperto da qualche nuvola che offriva un pò d'ombra. Era nuvole bianche non nere e cariche d'acqua! Era una giornata assolutamente fantastica e Noah traovava piacere andare a correre in queste giornate cosi rilassanti, da quando non stava più con il padrigno gli sembrava di vedere il mondo con occhi nuovi di respirare un'altra aria di essere colpito da altri raggi solari e gli sembrava anche che la città fosse rinata insieme a lui.
    Aveva il sorriso stampato sul volto mentre correva per le larghe strade di Las Noches, ormai essendoci vissuto per tutta la sua breve vita la conosceva come le sue tasche e conosceva anche la maggior parte delle persone che abitava nei borghi insieme a lui. Era una grande metropoli le strade erano circondate da grandi e alti palazzi abitati, almeno nei borghi era cosi, se si voleva cercare casinò e lussuose suit bisognava andare in centro dove c'erano anche i più grandi e alti grattacieli.
    Ma a Noah poco interessavano, stava correndo con un passo leggero senza rallentare e senza aumentare velocità quando arrivo davanti a un semafono in un'incrocio con quattro strade che si riunivano. Era sul marciapiede che aspettava pazientemente che partisse il verde del semaforo mentre continuava a sgambettare sul posto, durante la sua maratona preferiva cercare di non prendersi pause, ogni giorno voleva aumentare il suo stato fisico. Fissava il semaforo aspettando il verde quando passò una macchina con una persona che gli sembrava che lo stesse salutando, passò velocemente e la vide con la coda dell'occhio non riuscendo a riconoscere chi fù ma fece un gesto rapido con la mano sperando che lo avesse visto.

    "Chi era? Bho poco importa..."


    Verde. Noah riprese a correre sulle strisce pedonali fino a raggiungere l'altra sponda. Stava cambiando quartire e quest'altro gli piaceva particolarmente, non per la gente o per i locali ed era decadente e pericoloso quanto il suo ma c'era una cosa che lo affascinava particolarmente ed erano i murales enormi che ricoprivano i muri di quella zona. Le tag i murales e i graffiti ricoprivano gran parte di quei vecchi muri delle palazzine, la gente si lamentava dicendo che erano vandali che sporcavano le mura cittadine Noah invece la considerava pura arte libera, libera perché non aveva regole, tutto si poteva disegnare e la gara di ogni writer era quello di fare il pezzo più bello e il campo da guerra era tutta la città... Correva con la testa che ogni tanto girava sia a destra che a sinistra osservando ogni dipinto, ormai li conosceva a memoria ma ogni volta che passava di li non riusciva a distogliere lo sguardo. Pochi isolati più avanti c'era il suo preferito.

    9:15

    Erano passati tre quarti d'ora e ormai Noah un paio di chilometri li aveva fatti, stava passando nel suo quartiere preferito ammirando dei murales. Passò un paio di palazzine, le strade anche a quell'ora del mattino erano piuttosto affollate, non come la notte ma di sicuro c'era un sacco di gente.
    Fece ancora cento metri ed ecco il murales imponente che spuntava alla sua destra, ogni volta che passava di li non riusciva a non fermarsi per osservarlo stupefatto. Si fermò sgambettando sul posto con lo sguardo rivolto verso destra, il disegno era alto circa 20 metri e largo 10 e ogni giorno che passava di li si chiedeva come diavolo avesse fatto "Rutek" a disegnarlo, era quella la tag infondo al disegno quindi deve averlo fatto questo fantomatico Rutek... Il disegno rappresentava un'uomo sulla quarantina con i capelli lunghi e neri con il volto abbassato e tenendo sulla mano destra la famosa licenza da Hunter che gli copriva metà volto e con l'altro occhio visibile fisso verso il vuoto. Il disegno lo prendeva dal busto in su.
    Il suo occhio verso il vuoto... Quelle pupille di un rosso accesso, ogni volta che lo osservava Noah aveva l'impressione che lo stesse fissando, ma non con aria malvagia ma come per dirgli "Questa e' la licenza, senza di questa non puoi diventare Hunter, quindi vai e segui i tuoi sogni".
    Ricordava il primo giorno in cui lo vide, lo stupore fù talmente tanto che non voleva credere ai suoi occhi. Quella sera era scappato di casa come faceva di solito e si era incontrato, proprio in quel punto dove si era fermato, con un suo amico, Noah gli chiese cosa fosse la carta che aveva in mano e il compagno rispose dicendogli che era la licenza da Hunter, a quel punto domandò chi fossero gli Hunter... e non dimenticò mai quel momento, gli spiegò chi furono gli Hunter e in quel momento capì quale sarebbe stato il suo posto nel mondo... Sarebbe diventato un Hunter! Il miglior Hunter del mondo!
    Noah stette circa 20 minuti a osservare quel pezzo che lo incantava, poi finalmente ritorno in se e osservando l'orologio che aveva sul polso sinistro rinizio la sua lunga corsa. Questa volta era motivato e aumento il passo.

    "Io diventerò un Hunter! Fosse l'ultima cosa che farò ma di sicuro diventerò un Hunter!!"


    Sapeva già che non sarebbe stato facile, sapeva che su miliaia di persone che tentavano ogni anno passavano meno di 5 persone, ma questa cosa non lo spaventata, anzi lo rendeva più determinato! Già al solo pensiero di affrontare mille sfide per raggiungere il suo sogno gli faceva venire la pelle d'oca, questa cosa lo eccitava e lo spronava allo stesso tempo...

    9:40 Aumento il passo...

    Adesso portava un passo piuttosto veloce, ma non se ne stava rendendo conto, correva lungo il marciapiede di quel quartire, alla sua sinistra diverse macchine stavano correndo piùttosto velocemente era una strada tutta dritta e stava facendo una faticosa salita da un pò senza accorgersene. I suoi pensieri erano rivolti verso il magnifico obiettivo che si era posto, verso le mille difficoltà che avrebbe affrontato contro tutte le persone che avrebbe dovuto combattere e ogni volta che pensava a questo sembrava che la sua mente si stava distaccando dalla realtà, sembrava che Noah non fosse più li e che le sue gambe stessero andando da sole.
    La salita era finita e adesso da quel punto leggermente in alto si vedeva una fantastica prospettiva sulla città, sembrava un quadro, una lunga discesa di una strada dritta per dieci chilometri circa lo stava aspettando, hai lati della lunga e larga strada affollata di macchine giacevano come piccole costruzioni le palazzine abitate di Las Noches, con tutti i vicole che circondavano i palazzi, la città sembrava fosse fatta a forma di scacchiera e sullo sfondo i suoi enormi grattacieli che sembravano dimostrare la volonta dell'uomo nel voler arrivare a toccare il cielo e il tutto aveva di sfondo il fantastico cielo azzuro mattutino e il sole sulla sinistra che con i suoi raggi illuminava la città.
    Uno spettacolo che toglieva il fiato, ma Noah in testa aveva un'altro spettacolo che gli stava togliendo il fiato, correva con un passo piuttosto veloce adesso mentre iniziò a scendere rapidamente la disceva per compiere quei dieci chilometri mentre pensava al suo futuro e pensava a cosa avrebbe fatto con la licenza da Hunter una volta presa, già stava mettendo in conto di averla... Perché sapeva che avrebbe fatto di tutto per riuscire a prenderla quindi pensava a cosa avrebbe fatto dopo, ma non aveva le idee chiare al momento, si doveva ancora informare, doveva sapere di più, doveva sapere di più sugli Hunter e sul loro fantastico lavoro.

    Edited by DopeBoyz - 1/9/2014, 15:19
     
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    11:30

    Il sole ormai alto nel cielo limpido abbracciava l'intera città del vizio con i suoi caldi raggi, illuminandone i vicoli bui e polverosi nascosti tra i palazzi più stretti: luoghi malsani, infidi, spesso utilizzati come rifugi di fortuna dai poveracci o per celare oscuri segreti nell'immondizia, con la consapevolezza che nessuno mai sarebbe più tornato per riportarli alla luce.

    hu!?,oh...oh... l'ho trovato, l'ho trovato...è questo, ne sono sicuro stavolta!

    Quella mattina, la voce di un barbone echeggiò in fondo ad uno di quei numerosi vicoli, gli occhi pieni di felicità mentre rovistava con ancor più foga tra i sacchi maleodoranti; finalmente...dopo ore di ricerche faticose, questa volta, era sicuro di non essersi sbagliato. Trascinò fuori dal mucchio il suo bottino per poi mostrarlo all'uomo dietro di se, ripulendone nel contempo lo sporco in modo che fosse possibile osservarlo meglio. La figura elegante, dapprima avvolta nel fumo della sua sigaretta , si scostò dalla parete con pigrizia, richiamato ancora una volta dalla voce di quell'irritante sciacallo. Aveva da poco iniziato a farsi alcuni tiri per rilassare i nervi, e se li era goduti, almeno prima di essere interrotto bruscamente. Oramai era da un tempo infinito che stava lì, tra i deliri di quel poveraccio e la puzza dei cassonetti, e francamente...la sua pazienza stava cominciando ad esaurirsi.

    anche sui precedenti tre dicevi di esserne sicuro al 100%,quindi mi chiedo...hai la memoria corta?, oppure ti stai divertendo a prendermi per il culo?

    Gli domando velenoso, guardandolo fisso negli occhi con uno sguardo tale da congelargli l'entusiasmo.

    ti consiglio caldamente di non farmi perdere altro tempo: se anche questo non è l'uomo che cerco per te saranno grossi guai

    il pover'uomo nell'udire quelle minacce -teso ed ormai stanco- annui sommessamente, lasciando il cadavere ritrovato agli attenti esami del losco figuro, in modo che potesse confermarlo di persona: l'uomo estrasse dunque dalla tasca dei suoi pantaloni una foto per poi inginocchiarsi vicino al corpo. Il colore pallido della pelle e il foro sul petto ovviamente non facevano parte delle caratteristiche, ma tutto il resto invece combaciava al confronto: non vi erano dubbi stavolta su chi fosse, era proprio lui. Un ghigno soddisfatto si delineò sul volto dell'uomo mentre riponeva l'oggetto, estraendo dalla tasca opposta il cellulare: doveva riferire quanto prima ai suoi superiori. Nel frattempo, con la stessa felicità rinnovata, l'uomo-spazzatura aveva ripreso ad osservarlo, credeva davvero che anche per lui alla fine ci sarebbe stato un guadagno: una ricompensa, come preferiva definirla il suo strozzino.

    ed ecco la fine che ha fatto uno dei nostri clienti migliori...che tristezza...questo spiega anche perché non ricevevamo più sue notizie ...

    disse tra se con ironia velata, finendo infine di comporre il numero e sollevandosi da terra, la linea non era occupata *squillava*. Seguirono alcuni secondi di attesa, ed infine quando vi fu risposta, la conversazione che ne segui non duro molto: poche congetture e ordini diretti riguardo alla cattura di un cosiddetto assassino. Il silenzio torno in fretta dopo che l'uomo ebbe attaccato ma fu subito straziato dalla voce fastidiosa del barbone, che altro non poteva fare se non ricordargli quali fossero i suoi diritti. Che stupido! voleva davvero mettersi a contrattare?

    e ora io voglio...

    la richiesta non fu neanche ascoltata, perché l'uomo la zitti di colpo sul nascere, facendo trasalire il povero interlocutore per la tensione che si ripresentava.

    credo di non aver capito...tu-cosa?

    Un'altra volta: quello sguardo che non prometteva nulla di buono lo stava fissando ancora, ma stavolta...stavolta non avrebbe avuto successo. la sua disperazione era ormai al di sopra di qualunque altra paura avesse mai provato in tutta la sua vita; Non ce la faceva più a vivere di stenti in cerca di schifezze lasciate dalla gente, voleva riuscire almeno a vivere gli anni che gli restavano in modo sereno. Non poteva assolutamente lasciarsi sfuggire un'occasione di quel tipo: anche se era cosciente che fosse tutto un'imbroglio doveva insistere, magari gli avrebbe fatto così tanta pena da accontentarlo.

    lei lo Sa benissimo..

    Gli disse colpendo con le nocche guantate il terreno, cercando di farsi coraggio..

    mi dia ciò che mi ha promesso!!!

    La frase risuono stranamente piena di dignità e forza per un barbone abituato a vivere nell'immondizia, tant'è che il losco figuro dall'altra parte quasi si stupì nel vedere tanta energia, scoppiando in una risata fragorosa: una risata che gradualmente diminuì di tonalità fino a trasformarsi in un sussurro minaccioso.

    ma si!...perché non darti ciò che vuoi?...in fondo hai faticato così tanto per essermi d'aiuto...ti darò una ricompensa così grande che mi ringrazierai da qui all'eternità

    Il pover'uomo comincio fin da subito a sudare freddo, tutto il coraggio consumato di colpo: non sapeva come, e neanche il perché, ma ogni fibra del suo essere in quel preciso istante gli stava gridando che qualcosa di terribile sarebbe avvenuto. Passarono due secondi che parvero pesanti come macigni...poi, l'uomo con un ghigno stampato in volto tirò fuori la sua pistola e la punto contro di lui...



    -------------------------------------



    12:30

    È quasi ora di pranzo mentre Noah ripercorre a memoria il percorso verso casa. I muscoli contratti dal lungo esercizio e il sudore a fiumi lo rendono ancor più sorridente alla vita, voglioso come non mai di spendere tutto il suo impegno per coronare un grande sogno: quello di diventare il migliore fra gli Hunter. È buffo quasi, se ci ripensa, nel ricordare le ingiustizie subite: sente quasi la nostalgia avvolgere la sua mente. Tutta quella sofferenza, la disciplina di ferro, gli allenamenti spacca ossa...tutto è servito a farlo arrivare dove si trova adesso, quasi come se il destino stesso avesse deciso per lui quella grandiosa strada. Continua a pensarci in continuazione per una buona mezz'ora, cercando il più possibile di mantenere viva quella felicità che gli riempie il cuore. Quando arriva di fronte al portone di casa "sua" neanche ci fa caso per i primi secondi, preso come è dai suoi forti sentimenti. Apre la porta ed entrando percepisce solo dopo che qualcosa non va: il suo istinto lo riporta quasi subito con i piedi per terra, cercando di comunicargli qualcosa che neanche lui riesce a spiegare. Si sente paralizzato dalla tensione e stranamente...molto vulnerabile , come se in quel preciso momento fosse una preda indifesa in balia di chissà quale predatore: la causa di tutto ciò è indecifrabile e comincia a chiedersi chi o cosa abbia violato la proprietà di casa sua. Le imposte che sbattono lasciano passare per i corridoi silenziosi un vento sinistro, e mentre un'altro secondo di inquietudine si consuma velocemente, il nemico, dapprima in agguato, decide che il gioco è durato abbastanza. Noah non sente nemmeno arrivare il suo assalitore : un colpo di una forza tremenda, quasi chirurgico, lo colpisce alla nuca scoperta, facendolo cadere a terra per il dolore lancinante; Non riesce neanche a guardarlo in faccia mentre lentamente, sentendosi sempre più debole, scivola nell'incoscienza.


    14:30

    Gli occhi di Noah si aprono lentamente nella penombra delle sua umida cella, cercando di riacquistare un po' di visibilità. Le immagini tornano a fuoco mentre si accorge rapidamente di non essere più nel corridoio di casa sua: intorno a lui 4 pareti in acciaio spesso lo circondano, chiudendolo in uno spazio senza apparente via di fuga, illuminate solamente da brevi guizzi di luce che filtrano da una finestra sopraelevata. Le mani e i piedi sono legate con un cordame molto robusto, mentre la bocca è imbavagliata con un panno di stoffa. Un'improvviso dolore alla testa lo risveglia dal suo intorpidimento: non riesce a ricordare molto bene cosa sia successo, ma nello lo sforzo di provarci, La memoria torna ad occupare rapidamente i meandri annebbiati della sua mente. Il ragazzo capisce velocemente la situazione ed inspira profondamente dalle narici, cercando di attutire il panico crescente; non può permettersi di cedere ai suoi istinti e quindi, per mantenere una lucidità costante cerca di raccogliere informazioni. Non ha con se il suo fidato coltello, nessuno oggetto, tutto quello che aveva a quanto pare gli è stato sequestrato durante l'incoscienza; accertatosi di ciò cerca dunque di guardare altrove, notando solo in quel momento senza il panico a distrarlo che nel muro di fronte a lui una porta senza sbarre è presente, ma ovviamente chiusa. Qualcuno per qualche motivo lo ha rapito, ma perché lui si chiede? I dubbi lo assalgono mentre sempre più tempo passa senza che nulla succeda; a quanto pare l'unico modo che ha per ottenere risposte è aspettare la visita di questo qualcuno.




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    QM point-scrittura: di solito quando nelle role qualcuno non riesce ad elaborare discorsi più lunghi, finisce inevitabilmente per allargare il brodo, ripetendo le stesse parole e appesantendo lo scritto. Nel tuo caso questo non succede perché tutto sommato hai una buona scrittura, ma a volte sbagli nel non mettere le virgole quando ce ne è bisogno, o inserisci congiunzioni insieme a preposizioni di troppo invece di separare le parole. Ci sono anche delle sviste come per esempio: "traovava" invece si trovava ma quelli sono facilmente correggibili XD.

    QM point-elaborazione: per quanto riguardo la mia richiesta nella direttiva precedente mi sarei aspettato una descrizione più accurata dei sentimenti di Noah: praticamente hai ripetuto quasi a pappagallo quello che ti avevo chiesto. Se un master ti da degli spunti da elaborare il personaggi deve ampliarli con le sue personali considerazioni e/o ricordi. Durante il post hai descritto molto le caratteristiche del luogo, ma non la storia vissuta in esso da Noah che di fatto risulta piattino: sembra quasi che lui non abbia nessun altro interesse oltre a quello di prendere la licenza. Certo, ha sopportato i rigidi allenamenti del patrigno e ha maturato infine il suo sogno, ma c'è qualcos'altro che gli è piaciuto o ha odiato fare durante la sua crescita ? Ha frequentato dei posti?, come ha conosciuto i suoi amici?,Come è nata la loro amicizia con lui? Come vedi le cose da scriver potevano essere davvero tante. Nel post successivo cerca di delineare meglio i tratti psicolgici del tuo pg.

    QM point-trama: Dopo essere ritornato a casa Noah viene catturato senza neanche avere la possibilità di difendersi: al risveglio si ritrova senza possibilità di fuga in un posto sconosciuto, e senza neanche sapere cosa ne sarà di lui. In questo post punteremo di nuovo sulle descrizioni, ma stavolta non avrai possibilità di fare affidamento sul luogo che ti circonda e sarai costretto a sviluppare invece l'introspezione psicologica. Noah potrebbe riflettere su varie cose: ad esempio su cosa abbia mai fatto per essere preso di mira e sequestrato, oppure portare a galla vecchi ricordi. ovviamente carta bianca ;), forza e coraggio!!.


    Edited by ~Unlimited Blade Works~ - 3/9/2014, 01:12
     
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  4. DopeBoyz
     
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    Buio. Fù questo l'ultimo ricordo di Noah, era appena rientrato a casa sua dopo la corsa mattutina e qualcosa lo attendeva, in'agguato, nasconsto aspettando il momento propizio per colpirlo a tradimento senza che lui potesse reagire. Ben poco potette fare, era fermo davanti all'ingresso di casa sua, avvertiva una presenza, avvertiva che c'era qualcuno che celato nell'ombra che lo osservava, lo scrutava ma Noah non riusciva a identificarlo, tutto a casa sua sembrava come lo aveva lasciato al suo solito posto.
    Poi un forte colpo alla testa, la perdita del controllo del suo corpo, il freddo pavimento e poi buio.
    Riaprì gli, stava cercando di ricordare l'accaduto, non riuscì a vedere il volto dell'aggressore e adesso era li, ospite di una cella umida imbavagliato per bene e vincolato da delle funi robuste.
    La testa gli rimbombava. Il panico lo infettava.
    Era ancora stordito e tutto l'ambiente intorno a se gli circondava vorticosamente come se fosse stato risucchiato da un violento uragano.
    Ci mise un paio di minuti prima di riuscire a riprendersi dallo stordimento ma il mal di testa lo stava ancora picchiando violentemente e il panico invece non si placò, cresceva sempre di più in corpo come un virus che lo stava contagiando, sapeva in cuor suo che doveva mantenere la calma e cercare di ragionare per capire che cosa ci facesse lui li e perché sopratutto!
    La testa poggiata sul muro che osservava in'alto il vuoto sperando che qualcosa gli venisse in mente, inspirava espirava inspirava e espirava di nuovo... Continuò per una decina di minuti cercando di placare il panico dentro di se, socchiuse gli occhi e cercò di rilassarsi per calmarsi, il panico piano piano iniziava calare e lui finalmente potè iniziare a ritrovare la calma per ragionare.
    Fissava il soffito con lo sguardo perso nel vuoto, la cella che lo stava imprigionando aveva in'alto un piccola finestra che lasciava entrare dei fievoli raggi luminosi.

    "E' ancora giorno, non devo essere rimasto senza sensi per molto tempo, forse un paio di ore ma non di più."

    Era ora di iniziare a pensare perché fosse li, chi lo aveva sequestrato e perché? Che cosa aveva fatto di male per meritarsi di essere rinchiuso li? Che cosa cercavano da lui?

    "Pensa pensa pensa... Perchè potresti trovarti qui, con chi ti sei messo contro? Noah idiota che non sei altro, chi potresti aver urtato per sbaglio? O forse a chi potresti aver fatto del male?"


    Chiuse gli occhi con lo sguardo rivolto verso l'alto, a chi poteva aver fatto del male? L'unica persona che gli veniva in mente era il suo padrigno. Ricordava il giorno in cui lo aveva accoltellato come se fosse successo pochi attimi prima, il suo rientro a casa, il terrore che gli cresceva in corpo che però veniva combatutto dalla sua irrefrenabile voglia di libertà. Mentre scavava nei suoi ricordi sembrava rivivesse quel momento con se fosse ancora reale, la chiave che entra nella serratura e appena dentro... Un'oscura figura seduta sulla poltrona del soggiorno che tracanna jack daniels e lo osserva con i suoi occhi... Rossi? Il suo padrigno non aveva gli occhi rossi ma nel suo ricordo, non sapeva per quale motivo, era una losca figura avvolta nell'ombra e l'unica cosa che si poteva vedere di luminoso erano degli occhi rossi che lo scrutavano dall'oscurità del soggiorno, pupille rosso accesso che lo fissavano con rabbia e furia omicida. Ricorda perfettamente cosa provò in quel momento, quali sensazioni lo invasero. Il terrore.
    Impossibile da descrivere. Impossibile narrare.
    Era la paura che si stava impossessando di lui e lo stava facendo ripensare a cosa stava facendo urlandogli dentro di se "Fuggi" ma c'era anche qualcos'altro che lo stava invece spronando a ripensarci e a continuare l'opera che aveva iniziato, era come se una fioca luce luminosa stesse scavando dentro di se in un baratro oscuro e malvagio creato dal terrore per riportarlo in superficie e dargli la forza di reagire. Anche questa sensazione non sapeva come definirla.
    Impossibile da descrivere. Impossibile da narrare.
    Tra due emozioni contrastanti non sapeva quale stava prevalendo con sicurezza, ma sapeva di per certo che appena il suo padrigno si alzò dalla poltrona per dirigersi verso di lui il suo istinto di sopravvivenza prese il sopravvento e inizio a prendere il controllo, come se gli stesse dicendo "mentre tu affoghi nelle tue emozioni io penserò a salvarti il culo".

    Il coltello. Il taglio sull'occhio. Il pugno. Il pavimento. La pozza del suo sangue.

    Nella sua mente era ancora molto forte e vivo il ricordo di quel giorno, il giorno in cui il suo padrigno lo aveva colpito come non avesse mai fatto, il giorno in cui offese per la prima volta i suoi genitori naturali, il girno in cui esalò l'ultimo suo respiro complimentandosi con lui di quanto fosse diventato forte, il giorno in cui gli disse di seguire i suoi sogni e di arrivare dove lui non arrivò mai, il giorno in cui vide il suo cadavere inerme senza credere ai suoi occhi, il giorno in cui si senti come se delle catene gli furono rimosse.
    Anche se questo ricordo era un boccone amaro nella testa di Noah... Per lui era come un tesoro che proteggeva avaramente, infondo era l'uomo che nel bene e nel male lo aveva cresciuto e che voleva farlo diventare un'uomo, certo non fù un'uomo morbido e molto gentile ma infondo se non fosse stato cosi duro con lui come potrebbe adesso lui sperare di essere abbastanza forte da superare l'esame Hunter.
    Al contatto con quel ricordo Noah non riusci a trattenere due piccole gocce, due lascime! Che gli solcarono il volto, quella sinistra per la rabbia e l'odio per il suo padrigno e quella destra invece per la gratitudine che gli doveva ma che non potette mai esprimergli.
    Riemerso dal suo ricordo si ritrovò di nuovo nella dura e fredda realtà, imbavagliato e vincolato, solo e rinchiuso... Cosa lo attendeva?

    John: "NOAH!! CHE COSA TI HO INSEGNATO??? AD'ARRENDERTI COSI?? A LASCIARTI BATTERE DAL DOLORE?? A LASCIARTI DOMINARE DALLA PAURA?? SE NON SAI BATTERE COME COME PRETENDI DI DIVENTARE UN HUNTER!! TU NON HAI LA STOFFA DA HUNTER!! HAI LA STOFFA DI UN PERDENTE... COME I TUOI GENITORI NATURALI CHE SONO MORTI LI CERCANDO DI PROTEGGERTI MA FALLENDO!!! Alzati e fammi vedere cosa sai fare..."

    Un flashback. Parole amare, dure, ma che aveva un fondo di verità! Era sopravvissuto tutto questo tempo a un'uomo rozzo per cosa? Per farsi abbattere dalle prime problematiche? Per farsi mettere inginocchio dal primo stronzo che gli metteva i piedi in testa? No... John non avrebbe mai voluto vederlo cosi, per cosi non si intende imbavagliato e rinchiuso in una cella, ma si intende vederlo affogare nella paura e nella solitudine e Noah lo sapeva.
    Si fece forza, si asciugò le lascime che aveva in volto, abbandono la paura e il panico e diede spazio al coraggio.

    "John... John non vorrebbe vederti cosi. E' ora di riprendersi Noah e' ora di combattere e adesso rifletti su altri ricordi che possono farti capire sul perché sei qui."


    A chi altro potrebbe aver fatto del male? Bhè a ben poche persone, gli era proibito combattere se ritornava a casa con lividi John l'avrebbe picchiato per punirlo di aver fatto delle risse in giro, e di risse ne aveva fatte abbastanza come ogni buon ragazzo che si facesse rispettare a Las Noches.
    La prima che gli venne in mente era quella a un pub in centro, era uscito con alcuni suoi amici, erano un gruppo di almeno sei ragazzi, Noah riviveva quel ricordo velocemente come una serie di immagini per cercare di risfogliare più ricordi nel minor tempo possibile. Erano usciti per andare a prendersi una birra e per conoscere magari qualche ragazza per divertirsi un pò la sera e i loro desideri vennero esauditi, come previsto dopo una birra Noah fece conoscenza quasi per caso con una ragazza, ordinarono tutti e due contemporaneamente al barrista lo stesso cocktail, da li uno sguardo e le risa scoppiarono. Una parola tira l'altra e iniziarono una conversazione, peccato che la ragazza con cui stesse socializzando fosse fidanzata e come previsto scoppio la gelosia del suo ragazzo che pensava che Noah gli stesse rubando la sua amata, nella furia e nell'imprudenza scoppio una rissa, Noah e il fidanzato faccia a faccia che si scazzottavano gli amici che lo coprivano picchiando l'altro gruppo e Noah essendo una persona piuttosto forte e addestrata dal padrigno nelle arti di combattimento non ebbe difficoltà a metterlo sotto... Ma forse come adesso stava pensando la sua generosità lo stava tradendo, diede giusto un paio di pugni al ragazzo per metterlo a terra e poi gli disse di adarsene perché gli dispiaceva rimpergli qualche ossa.
    Quello era un ricordo, ma ce n'erano molti altri che gli stavano attraversando la mente... Come quella volta che era andato in discoteca e un ragazzo ubriaco gli urto contro facendogli cascare a dosso il suo cocktail e sporcando il vestito pulito di Noah, lui senza pensarci su più volte iniziò a sbraitare contro di lui mille insulti e alla fine in meno di dieci minuti scoppio una violente lite tra loro e Noah gli diede un paio di cazzotti prima di finire fermato da dei buttafuori.
    Altri ricordi gli attraversarono la mente ma nulla di questi gli fecero pensare che potesse trovarsi li per colpa di una scazzotata o per aver interferito con la persona sbagliata, nulla di cosi paricolarmente importante stava riemergendo in superficie per fargli capire il motivo di quell'evento... Forse l'unica cosa sensata era la morte di John, poteva avere contatti che adesso non trovandolo più potevano averlo condotto da lui, ma chi? Da quel che si ricorda Noah John non erano una persona che aveva molti amici, anzi a dir la verità non aveva amici.
    Noah sbatteva la testa contro il muro alla ricerca di una risposta che non trovava, oramai era stanco di trovarsi li, era stanco di quella situazione e voleva uscirne ma non c'erano vie di fuga, l'unica uscita era una porta sbarrata sulla parete d'acciaio di fronte e non pareva una porta che si potesse aprire sfondandola, l'unica soluzione era... Aspettare. La cosa che odiava più fare.
     
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3 replies since 29/8/2014, 20:33   171 views
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