Se ne stava il cacciator fischiando...

Apprendimento delle basi Nen per Andrea

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    Tutti me lo chiedono, ma neanche io lo so di preciso...

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    // Il primo post è libero, l'unica cosa che ti chiedo di rispettare, alla fine, è il ritrovarsi nella foresta poco vicino il fiume ed udire in lontananza il fragore di quella che sembra esser una cascata //
     
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  2. andrea91ba
     
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    Mi alzai alle prime luci dell'alba e, come mi ero premesso il giorno precedente, uscii di casa con l'intento di cercare un lavoro. Mi servivano soldi per intraprendere il mio viaggio, tutto il mondo girava attorno a questi ed io, purtroppo, non ne possedevo molti. Mi erano rimasti solamente pochi spiccioli derivati dall'eredità dei miei genitori, ma visto il nostro passato erano veramente ininfluenti, forse mi avrebbero concesso di superare a stento due mesi di vita. Indipendentemente da questo, però, c'era anche un'altra cosa: non mi andava di usarli.
    In un certo senso erano l'unico ricordo materiale avessi di loro, inoltre non mi sembrava corretto. La sensazione che avrei avuto nello sperperarli sarebbe stata simile a quella di profanare una tomba. Spendere i lasciti delle mia famiglia, il misero frutto del loro strenuo lavoro, sarebbe stato come mancare loro di rispetto anche se, certe volte, pensavo solo il fatto di essere ancora in vita lo fosse. Ciò non poteva che colmarmi di tristezza quindi, scuotendo la nuca ed osservando il cielo oltre i rami che sovrastavano il viale, mi misi a pensare a quanto di bello la vita potesse ancora offrirmi. Un gesto egoistico probabilmente, ma per avere avuto solamente sedici anni avevo sofferto anche troppo.

    Chissà cosa starà facendo Gaspar?

    Mi aveva rivelato di un essere un Blacklist Hunter, ovvero un cacciatore che si occupava di catturare i criminali più ricercati, ma nel suo caso, vista ormai l'avanza età, non si dedicava a combattere gli individui più pericolosi, lavorando su crimini “minori”. Non mi sembrava comunque un motivo valido per sminuirne il suo valore, godeva infatti della mia più totale stima.
    Immerso tra i pensieri delle mille avventure che avrei potuto vivere svolgendo quel lavoro giunsi a destinazione, ovvero nel centro del villaggio. Lì, sistemando un'ultima volta la capigliatura ed abbozzando il migliore dei miei sorrisi feci un porta a porta di tutte le attività presenti. Passai per il panificio, per la pescheria, dal fruttivendolo ed anche dal falegname ma, per il momento, nessuno aveva qualcosa di affidarmi. Alcuni mi dissero di riprovare a passare tra qualche giorno, altri che non necessitavano assolutamente di personale. Non mi rimaneva che tornare a casa.
    Sconsolato, con le mani in tasca ed una spiga in bocca, avanzavo verso casa. Alla mia sinistra si poteva vedere il limpido mare e, con un po' di accorgimento, anche il porto qualche centinaio di metri più indietro. Improvvisamente, dal nulla, mi venne un'idea. Mi voltai di scatto, poggiandomi al parapetto che dava sul burrone ed osservando una piccola imbarcazione pronta alla partenza. La vela bianca, appena ammainata, oscillava al vento mentre le deboli onde accarezzavano quella scritta: Penelope. Si trattava dell'imbarcazione che mio padre aveva venduto ad un amico. Quella volta gli aveva fatto un favore, consegnandogliela per un prezzo misero, avrei forse potuto trarre un vantaggio da ciò.

    Se non ho una lavoro per il momento non ha senso rimanga sull'isola! Un Hunter deve essere forte, andrò ad allenarmi nella foresta nei pressi del Fiume di Mezzo.

    Corsi a più non posso, sfrecciando tra le calle del paese e giungendo rapidamente al porto dove, senza dire nulla, mi fiondai sulla nave. A bordo, ovviamente, c'era solamente il vecchio pescatore. Capelli bianchi brizzolati, fisico longilineo e ed occhi chiari per via del sopraggiungere di una lieve cecità.
    Poggiai le mani sulle ginocchia cercando di riprendere il fiato e, a fatica per lo sforzo, rivelai il perché della mia presenza. Era il minimo dopo quella sceneggiata.

    Ciao Kogure, potresti portarmi nella terra ferma?

    Indicai quindi il continente visibile dall'isola, riprendendo una posizione eretta ed una normale respirazione. L'anziano, intanto, mi fissava con fare curioso, ma senza porre alcuna domanda acconsentì con la nuca, slacciando il nodo che teneva la nave attraccata al porto e prendendo il largo.
    Lungo il tragitto non mi chiesa nulla, era un tipo taciturno e, probabilmente, voleva evitare di toccare argomenti scomodi. Per il resto non avevamo nulla da condividere, ci limitavamo a qualche sguardo e qualche sorriso. Scena che si ripeté sistematicamente nelle poche ore di viaggio.
    Giunsi nel continente che il sole non aveva ancora raggiunto il punto più alto del cielo e, salutando e ringraziando, mi misi subito in marcia. Davanti a me si estendeva una vasta pianura libera da alberi e cose di ogni genere. Si potevano scorgere ogni tanto piccoli arbusti o rocce scomposte, ma nulla di più.

    Che desolazione!

    Camminai qui per ore ed ore sotto il sole cocente, abbeverandomi dai piccolissimi corsi d'acqua che di tanto in tanto incontravo ed appisolandomi qualche istante all'ombra della rada vegetazione. La foresta era ancora lontana.
    Proseguii in quel modo avanzando fino al calare del sole ed il sopraggiungere della notte, momento nel quale non avrei più potuto fermarmi a riposare, momento nel quale era proibito perdere la concentrazione. Le sessioni di riposo precedenti infatti servivano a questo, a consentirmi di rimanere in piedi fino all'alba. Non sarebbe stato facile, ma non avevo altre possibilità.

    Devo resistere!

    Dopo indefinite ore di marcia, e dopo essere entrato nella foresta, le prime luci del giorno filtravano tra il fitto fogliame. Ora avrei potuto riposare ma, un rumore, attirò la mia attenzione. Mi avvicinai quindi, sembrava il suono dell'acqua che impattava fragorosa, forse sarebbe valsa la pena andare a vedere prima di dedicarsi al riposo.
     
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    Il caldo riverbero dei raggi solari sull’acqua non facevano altro che intensificare, come una caldaia accesa in una stanza chiusa, il calore emanato dalla stessa foresta, generando un tripudio d’aria secca capace di stendere un cammello nel giro di poche ore. Era buffo immaginare come quel lungo fiume, causa parziale di cotanto caldo, fosse allo stesso tempo un luogo di ristoro e di salvezza per la maggior parte degli animali facente parte della fauna locale. Ovviamente non eran i soli a giovarne, anche gli esseri umani più impavidi, coloro che avevano deciso di sfidare la foresta e le sue insidie, trovavano riposo nel fresco scorrere dell’acqua e nella soffice erbetta che ne decorava le sponde. Abram, per un motivo che esulava dal semplice e mero divertimento, vagava per qui boschi. La lunga strada ne logorava il fisico e forse anche lente ma, giunto in prossimità del fiume, poté udire un fragore lontano. Decise, incuriosito, di avvicinarsi alla fonte di tale frastuono. Si dovette far strada tra i verdi arbusti e le fronte spinose che gli ostacolavano il cammino, tutto per poi scorgere dietro una muraglia di fitti cespugli una sorgente acqua. Essa discendeva dalle rocce con vigore, formando quella che si poteva definire una piccola cascata. Ogni cosa sembrava esser in armonia. Solamente però aguzzando un poco l’occhio si poteva notare una virgola, uno sbaglio, che storpiava quel che la natura aveva generato. Un uomo, solo e quasi completamente privo di vestiti, tant’è che indossava nient’altro che l’intimo, giaceva seduto ai piedi della cascata, proprio sotto di essa. L’acqua lo investiva con tutta la sua forza ma lui non dava segni di cedimento. A vederlo così, da lontano, dava l’impressione di esser un uomo sulla trentina. Capelli corti, castani, e dal fisico allenato. La statura rimaneva ancora un mistero. Stava meditando.

    Abram lo poté osservare con molta calma, lo sconosciuto era troppo immerso in quel che stava facendo per badare ad eventuali “visitatori” e, proprio mentre se ne interessava, il suo occhi poté identificare un particolare piuttosto strano. L’acqua che fino a pochi secondi prima gli rinfrescava il corpo, ora non lo tangeva più, scivolando via lungo una pellicola trasparente e intangibile….


    //Ok, vediamo un po’ come reagirà Abram nel vedere questa che cosa che sa di “miracolo” xD
    p.s: gli orrori di battitura li correggo appena posso//
     
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  4. andrea91ba
     
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    Attirato dal rumore che ad ogni passo si faceva sempre più nitido mi feci strada tra la fitto sottobosco, giungendo fino a dove, finalmente, potei vedere ciò che mi aveva tanto affascinato. Si trattava di una piccola cascata che, quasi incurante della natura ostile, sgorgava tra le rocce per cadere impetuosa soggetta alla suprema gravità. Anche se piccola generava comunque una forza degna di nota, lo si poteva chiaramente capire dal rumore del suo infrangersi. Probabilmente, durante la sua discesa, impattava contro innumerevoli speroni di pietra ma, al mio avvicinarmi, notai anche dell'altro...

    Ma che diavolo?

    Strofinai gli occhi aguzzando la vista, confermando il primo impatto: si trattava di un uomo. Un tizio sulla trentina, corti capelli castani ed un fisico marmoreo. Doveva certamente esserlo per resistere a tale impeto senza dare il minimo segno di cedimento. I suoi muscoli sembravano scolpiti dal migliore degli scultori e nell'avvicinarmi sempre di più potevo scorgerne l'ammaliate perfezione. Non capivo perché, ma volevo avvicinarmi ancora. Forse era semplice curiosità, dopotutto trovare qualcuno nella foresta che circonda il fiume di mezzo non era certamente un evento comune. Era un luogo abitato solamente da creature affamate ed individui dediti all'allenamento, ma talmente vasto da rendere quasi impossibili eventuali incontri tra esseri consenzienti. A differenza di tutti però lui faceva altro, non si stava allenando ma sembrava meditare.
    Con passo leggero continuai ad avvicinarmi e solamente giunto a qualche metro dal lui mi accorsi di un particolare: l'acqua non toccava la sua pelle.

    Com'è possibile?

    Sbarrai gli occhi per convincermi di non essere pazzo, mi diedi quindi un pizzicotto nel braccio ed il dolore mi confermò che tutto ciò che stavo vedendo era vero. L'acqua sembrava scorrere su di un velo invisibile, lasciando intatto il suo corpo che, viste le gocce appese in alcuni suoi punti, doveva comunque aver toccato il fluido in precedenza. Nulla aveva una spiegazione logica, ma potevo vederlo.

    Cosa sta facendo?

    Avevo troppe domande che mi gironzolavano in testa, troppi argomenti che ruotavano attorno all'ignoranza. Avrei potuto dire mille parole che sarebbero valse come un silenzio. Se mi fossi deciso a chiedere spiegazioni, probabilmente, avrei finito con il farneticare tanto era lo stupore. Avvicinandomi quindi di qualche altro passo mi sedetti su di una roccia piatta, intento a fissare ipnotizzato lo svolgersi di quell'azione.
    Tra me e lui ormai non vi era più nulla di fisico, nessuna barriera naturale, ciò che ci divideva poteva essere solamente una condizione mentale.


    //Tranquillo, sei il qm, per qual che mi riguarda puoi anche descrivere generalmente la situazione senza ruolarla in casi come questi^^//
     
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    Si fece sempre più vicino, finché l’erba che poco prima gli concedeva una copertura parziale non lo lasciò nudo. Seppur nel pieno di questa nuova condizione non se ravvide, mettendo una dietro l’altra un’altra serie di passi. L’uomo dal gran fisico non sembrò accorgersi dell’ospite, continuando imperterrito nel rimanere sotto la cascata. Quel velo spesso e trasparente che lo ricopriva vibrò. La distanza tra l’uomo e il torrente in discesa aumentava di pochi centimetri ogni manciata di secondi che passava, rendendo ben visibile quel fenomeno che aveva del miracoloso. Una sagoma perfetta era ora disegnata nell’acqua. Giunto al culmine dell’evento, qualcosa distrasse il meditante, il quale aprì gli occhi di scatto. Un esplosione di energia fece schizzare l’acqua da tutte le parti, dividendo in due la cascata. Il tutto si consumò nel giro di pochi secondi, quelli necessari al bruno per rendersi conto d’esser osservato da un estraneo. La magia finì misteriosamente e la potenza della natura poté tornare sovrana. Litri e litri d’acqua investirono l’uomo, facendolo scivolare via dal suo masso. Il fragore della cascata nascose il rovinoso tonfo nell’acqua, sommergendolo. Il colpo fu sicuramente piuttosto forte, tant’è che egli non dava proprio segno di voler tornare a galla, non che non volesse farlo, ma evidentemente proprio non poteva. Passarono alcuni attimi, ancora nulla… era forse svanito nel nulla?
     
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4 replies since 29/9/2012, 15:14   101 views
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