Ci vediamo tra un mese...

Allenamento eremitico del giaguaro

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  1. guaro_14
     
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    Giorno 1

    Il ragazzo era atterrato in una città del continente asiatico non molto distante dal deserto del Lut, la sua meta. Prima però doveva passare per il tempio dei Monaci del Sole, che lo avrebbero guidato nel punto ottimale per il suo allenamento. Dopo essere arrivato al monastero e aver mostrato il suo Ten (condizione necessaria affinchè i monaci lo aiutassero era infatti mostrarsi degno e pronto per incamminarsi sulla via del dio Sole), fu guidato da uno di essi nel deserto a circa un chilometro e mezzo di distanza da un'oasi. Lì era preparata una tenda con all'interno solo tre bottiglie vuote. Una da un litro e mezzo, una da un litro, e la terza da mezzo litro. Per i primi 5 giorni avrebbe potuto usare la prima bottiglia, poi per sette giorni avrebbe dovuto usare la seconda, e per il tempo rimanente la terza. Ovviamente poteva affrettare i tempi, ma ci sarebbe voluta una grande resistenza. Il resto era quello che aveva portato lui. Una torcia di legno, una scatola di candele, un cero, il libro per seguire l'allenamento, qualche provvista, i fiammiferi, una fiaschetta da whisky piena e fasce per i piedi. Prima di lasciarlo, la "guida" gli lasciò anche una boccetta dell'unguento utile per l'allenamento e una bottiglia da un litro e mezzo di una bevanda fortemente alcolica e trasparente, distillata direttamente dai monaci. Non si poteva fare uso eccessivo di acqua, ma l'alcol non influenzava in modo particolare l'allenamento. Notò che nella tenda c'era del cibo adatto all'ambiente riposto su un telo. Datteri, carne secca, 2 noci di cocco e altre vivande che il ragazzo non aveva mai assaggiato. Il resto se lo sarebbe dovuto procurare all'oasi. Legna, altra frutta. Il problema non era trovare tali beni, era andare e tornare dall'oasi. Il monaco se ne andò. Era iniziato l'allenamento.

    Faceva un caldo terribile. Sicuramente almeno cinquanta gradi centigradi, pur essendo metà pomeriggio. Si era sparso con un velo dell'unguento ed era entrato in stato di Ten. Si era seduto in mutande al di fuori della tenda dove non c'era ombra. Si concentrava sul migliorare il più possibile la forma del proprio Ten, come gli aveva insegnato il signor Joys. Si concentrava a fondo, cercando di non pensare al caldo e alla sete. La pelle però scottava, anche se non sembrava riportare i segni di tale scottatura. Probabilmente l'olio unito al Ten permetteva di non scottarsi la pelle e non soffrire di febbri atroci pur continuando a sentire il calore micidiale del sole allo stesso modo. Si concentrava sul Ten il più possibile anche se il caldo lo distraeva. Resistette in quella posizione 40 minuti. Poi non ce la fece più ed entrò in tenda. Prese la bottiglia da un litro e mezze, si fasciò i piedi con cura, poi uscì dalla tenda e si diresse verso l'oasi, sempre mantenendo lo stato di Ten. Il percorso per raggiungere l'oasi era segnato, però la sabbia scottava e ci mise un'ora ad andare e tornare con il rifornimento di acqua e legna. Faceva veramente un caldo terribile, ma per fortuna stava piano piano giungendo la sera. Fece un'ultima sessione all'aperto, prendendo un ultima mezz'ora di sole intenso. Aveva usato molto il Ten ed era stanco. In più la pelle scottava, sebbene non fosse arrossata. Era quella la sensazione di aridità totale che prova il pellegrino dopo una lunghissima camminata senza una goccia d'acqua. Tornò in tenda, e ormai aveva già bevuto più di metà dell'acqua concessagli. All'ombra della tenda, pur facendo molto caldo, poteva tuttavia concentrarsi e allenarsi sul mantenere lo stato di Zetsu. Accese il fuoco. Anche questo faceva parte dell'allenamento. La tenda era fatta apposta in modo che durante la notte la temperatura al suo interno non scendesse mai sotto i trenta gradi, ma per questo era necessario accendere il fuoco (era ovviamente anche dotata di un comignolo, attorno a cui era costruita, affinchè non andasse a fuoco). Una volta acceso con la legna che si era procurato e i fiammiferi, consumò un pasto leggero. Fatto questo, e recuperato un po' di energie, fece l'allenamento di Ren e Hatsu. Riempì il bicchiere d'acqua e sprigionò il Ren concentrandosi sul rendere il più dolce possibile l'acqua. Dopo un quarto d'ora di esercizio l'acqua aveva un sapore un poco più dolce della prima volta che aveva fatto l'esperimento del bicchiere, ma non era ancora abbastanza. Tuttavia non poté proseguire oltre con quell'allenamento, sia perchè doveva recuperare energie con lo Zetsu in vista degli allenamenti del giorno dopo, sia perchè doveva fare un ultima importantissima cosa.
    Lì, in mutande, all'interno della tenda, accese una candela e cominciò a passare la fiamma vicino ad ogni parte del proprio corpo, in mode che ogni poro di se stesso assorbisse il lieve calore sprigionato dalla fiamma e cominciasse ad entrare in contatto con l'essenza del fuoco. L'operazione richiedeva molta cura e quindi molto tempo, ma il ragazzo non disdegnava il restare impegnato e alzato più a lungo se quello significava una maggiore accuratezza nell'allenamento. Fece particolare attenzione alle mani e ai piedi, soffermandosi a lungo su quegli arti. Passò la candela anche vicino al viso, vicino alle labbra. Lo scopo di quell'allenamento non era concentrarsi sul calore, ma sul rosso fuoco, la fiamma viva, fiamma che è vita. Quando ebbe passato la candela su tutto il corpo, almeno nelle parti raggiungibili a mano, per due volte spense la candela con due dita e si coricò. Sapeva che il giorno successivo sarebbe stata ancora più dura, e che si sarebbe svegliato al sorgere del sole. Però era un scrificio che doveva essere fatto.

    Edited by guaro_14 - 6/10/2012, 20:52
     
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  2. guaro_14
     
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    Giorno 2

    Il ragazzo si era svegliato con i primi raggi del sole. Siccome non faceva ancora abbastanza caldo per cominciare l'esposizione ai raggi dell'astro sorto da est, dopo aver fatto una rapida e leggera colazione, riempì il bicchiere con l'ultimo residuo d'acqua del giorno prima, e si concentrò nell'allenamento su Ren e Hatsu. Essendo più riposato riuscì a dedicare quasi mezz'ora a take allenamento, cercando di imprimere all'acqua sempre quel sapore dolciastro tipico del miele. Il risultato era quasi identico a quello del giorno precedente. Forse era migliorato un pochino, ma c'era ancora tanta strada da fare. Fece gli esercizi fisici (flessioni, addominali etc.) e poi, quando il sole fu un po' più alto nel cielo, utilizzò ancora un velo dall'olio speciale per coprire il proprio corpo, passò in stato di Ten, e si espose ai raggi del sole.
    Resistette poco meno di un'ora. Era un progresso rispetto al giorno precedente, ma questo in parte era dovuto al fatto che si era messo a meditare in stato di Ten quando di fatto il calore non era già asfissiante. Tuttavia era contento di riuscire a modellare la propria aura intorno a se sempre meglio e soprattutto a trattenerne sempre di più in modo da non sprecare troppe energie e migliorare la propria difesa. Quando la calura inizia a farsi veramente torrida, il ragazzo rientrò in tenda buttando giù l'ultimo bicchiere d'acqua. Anche questa volta, come il giorno precedente si fasciò i piedi. Stava per giungere l'ora più calda del giorno, e lui doveva sbrigarsi. Si diresse all'oasi il più velocemente possibile, ma sotto quel caldo ci mise praticamente un'ora tra andare e tornare dall'oasi con acqua e legna, e nel raccogliere questa stessa. In questo non aveva fatto progressi rispetto al giorno precedente. Sotto il sole cocente camminare in stato di Ten sulla sabbia ustionante era un prova piuttosto dura, ed una volta tornato in tenda non poté fare a meno che consumare dell'acqua. Pranzò, ben cosciente che dopo pranzo sarebbe iniziata la parte più dura. L'esposizione al sole nelle ore più calde. Tuttavia, se al mattino si era fermato poco prima di raggiungere il proprio limite, decise di non imporsene questa volta e di spingersi ad oltranza.
    Il risultato fu un'ora e mezza in stato di Ten sotto il sole battente, la sensazione di andare letteralmente a fuoco e una grande stanchezza perchè aveva dovuto intensificare il Ten per proteggersi meglio.Questo era costato parecchia acqua. Aveva deciso di provare ad ingurgitare un sorso della bevanda alcolica distillata dai monaci, perchè non voleva sprecare acqua. La scelta fu un po' azzardata, in quanto il liquido lo stroncò a terra ansimante per una buona mezz'ora.
    Il problema non era che l'alcol gli avesse dato ala testa, non era nè ubriaco nè brillo, ma che, essendo già parecchio caldo, la bevanda lo aveva praticamente incendiato dall'interno. Quando si riprese, passò un paio d'ore a meditare sotto la tenda in stato di Zetsu, rileggendo alcuni passi del libro per capire come potesse affrontare ancora meglio l'allenamento. Non trovò nulla di utile, ma tutto quello gli fece ripensare ai suoi allenamenti con il signor Joys e ha ciò che il maestro gli aveva detto. Intensifica la tua volontà! Quello poteva essere un buon punto da cui partire per soffrire di meno il caldo.
    Sempre in mutande sotto il sole, sempre in stato di Ten, fece un ultima ora di esposizione che soffrì un po' di me, pur arrivando a fine giornata molto stanco. Aveva totalizzato circa tre ore e mezza di esposizione quel giorno, e si sentiva esausto, anche al pensiero che nel giro dei successivi giorni, tale quantità di ore doveva moltiplicarsi per 2. Ed era comunque solo l'inizio.
    Essendo ormai sera, accese il fuoco, e dopo aver consumato la cena, bevendo molto poco perchè il litro e mezzo stava arrivando agli sgoccioli, ripetè gli allenamenti della sera prima con la candela. Rimanendo in stato di Zetsu se la faceva passare su tutto il corpo, affinchè l'essenza di quella debole fiammella penetrasse ogni suo poro.
    Con le ultime forze, come ultimo gesto prima di andare a dormire sfinito, dedicò dieci minuti alla prova del bicchiere, ma non ottenne grandi risultati perchè era troppo stanco. Si prospettavano giorni sempre più duri
     
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  3. guaro_14
     
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    Giorno 3

    Come il giorno prima si alzo presto. L'allenamento del giorno precedente non lo aveva lasciato senza "cicatrici". Risentiva ancora del calore del giorno precedente, ma forse questo non era un male ed era parte integrante dell'allenamento. Fece il solito allenamento del bicchiere d'acqua, questa volta non limitandosi a concentrarsi sull'infondere il Nen nel bicchiere e sul far diventare l'acqua più dolce, ma anche sul sapore del miele, sul sapore che quell'acqua avrebbe dovuto prendere. Il risultato fu più soddisfacente di quello del giorno precedente, ma gli aveva messo una gran sete. Decise di fare una colazione leggera e solo dopo dissetarsi. Bevve anche un goccio del liquido alcolico, in modo da far salire subito la temperatura corporea e agevolare il proprio corpo nella sudorazione. Forse era questo il vero motivo per cui gli avevano lasciato quel liquido strano, ma ci aveva pensato solo la sera prima, quando dopo averlo assaggiato l'aveva lasciato per circa mezz'ora in condizioni pessime.
    In effetti era proprio forte quella bevanda alcolica, ma per il momento stava servendo allo scopo.
    Uscì fuori e si espose nuovamente al sole. Resistette un po' più di un'ora, sempre allenando il suo Ten e sempre con l'aiuto dell'olio che i monaci gli avevano lasciato. Ne era fiero, ma era giunto il momento di quello che aveva capito essere il momento più difficile di ogni giornata. Andare all'oasi. Questa volta però voleva metterci meno di un'ora, era quello il suo obbiettivo di giornata. Come al solito si fasciò i piedi, non era ancora pronto a muoversi sulla sabbia ustionante a piedi nudi, aveva bisogno di almeno altri 5 giorni. Si avviò lungo il solito percorso prestabilito con passo più celere possibile spingendosi al limite. Sudava parecchio e ansimava, specialmente sulla strada di ritorno quando si era caricato anche la legna per il fuoco, per sua fortuna non troppa perchè ne aveva avanzata un po' dai giorni precedenti, e la bottiglia da un litro e mezzo d'acqua. Arrivò alla tenda stremato, e dovette subito far utilizzo dell'acqua raccolta, però gli sembrava di averci messo di meno rispetto al giorno precedente, e in effetti era così. Si dovette tuttavia riposare per qualche ora, concentrandosi quindi sullo Zetsu, la meditazione e la lettura. Di fatto le sue giornate erano puro e solo allenamento, e sperava che gli effetti si sarebbero fatti vedere presto. Come al solito consumò un pasto leggero. Di questo passo le provviste sarebbero durate una settimana ancora, poi sarebbero potuti sorgere i problemi.
    Dopo essersi ristorato quasi completamente, si espose ancora al sole ardente del deserto. Anche questa volta resistette poco più di un ora, e la cosa era positiva perchè stava facendo progressi. La pelle bruciava sempre alla fine degli allenamenti, come arsa da fuoco vivo, ma attraverso la volontà si imponeva di non badare a quella sensazione fastidiosa, e sopportare il dolore e andare avanti.
    Dovette bere un bel po' quel giorno, e arrivato a sera era riuscito a conservare un po' meno d'acqua del solito. Tuttavia l'allenamento procedeva bene, il fatto che non fosse ancora morto bruciato era positivo. Allenandosi nello Zetsu, come ogni sera, si passò l'ungo tutto il corpo la debole fiamma di una candela. Il suo corpo aveva ancora al proprio interno la sensazione del sole bruciante, e quello era il momento migliore per fare quella operazione. Doveva entrare in sintonia con il rosso fuoco, doveva affinare i propri sensi affinchè egli stesso diventasse fiamma vivente. Pensava queste cose mentre proseguiva nella sua operazione con grande accortezza. Di fatto il calore della candela e la fiammella da essa alimentata non gli davano più fastidio, e l'indomani sarebbe potuto passare alla fase successiva. Il cero. Chiuse la giornata, come sempre, ripetendo l'allenamento su Ren e Hatsu. Era strano come la sera non riuscisse a migliorare particolarmente il risultato della mattinata, e l'acqua non risultava un granchè più dolce. O almeno lui non riusiva a cogliere differenze sensibili.
    Si coricò sapendo che la routine si sarebbe ripetuta il giorno dopo.
     
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  4. guaro_14
     
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    Giorno 4

    Il ragazzo si svegliò. La stanchezza cominciava a fasi sentire ma doveva resistere. Si tirò su e si guardò intorno. Nella tenda, come da allenamento, si era mantenuta la temperatura di circa 30 gradi, e come ogni mattino, lui era sudato.
    Il fuoco si era spento nella notte, sebbene si fosse svegliato una volta a ravvivarlo. Fece la solita colazione leggere e un po' di esercizi fisici per tenersi in forma. L'allenamento stava prosciugando molte forze, e lui era già dimagrito. Guardandosi espresse il suo pensiero ad alta voce Poco importa! Mi rifarò dopo l'allenamento. Di fatto doveva spingersi oltre i suoi limiti in tutti i sensi. Provare l'aridità più totale. Come da routine fece i soliti esercizi con il bicchiere, migliorando ancora un pochino. Voleva riuscire ad arrivare ad un sapore veramente dolce nei successivi tre giorni e si stava impegnando al massimo. Finito l'allenamento seguì la solita routine. L?esposizione al sole, nel mattino durò un'ora e venti e nel pomeriggio riuscì a resistere un'ora e un quarto. In mezzo, oltre al pranzo, era andato e tornato dall'oasi con la solita legna e la solita acqua, ma in più una noce di cocco che era riuscito a raccogliere, insieme ad altre bacche che gli erano state descritte come commestibili. La cosa gli aveva impegnato del tempo e della fatica, e ci aveva messo circa un'ora a fare il tutto. Il che lo stupiva perchè significava che diventava sempre più veloce nel tragitto e che si stava abituando. Tempo quattro o cinque giorni e avrebbe potuto togliere le bende dai piedi, e provare a spingersi verso l'oasi a piedi nudi, ovviamente protetti dall'olio "magico" e dal Ten. L'uso prolungato di Ten e Zetsu negli allenamenti lo aveva fatto migliorare molto in queste fue abilità. Certo non bastavano tre giorni ma stava migliorando sensibilmente. Entro la fine del suo allenamento sarebbe probabilmente stato in grado di utilizzare un Ten a livello più che buono, e uno Zetsu che non lasciava sfuggire neanche un brandello di Aura.
    La maggiore differenza negli allenamenti rispetto al giorno precedente fu che la sera al poto di usare le candele usò il cero, che aveva una fiamma più intensa. Il passo successivo sarebbe stato usare una torcia e imparare i trucchi dei mangia-fuoco, in modo che anche la sua bocca, la sua faccia e l'interno del suo corpo si affinassero con tale elemento.
    Inoltre la sera non si allenò sull'Hatsu, ma solo sul Ren. Sprigionò l'aura richiamando a sè le sensazioni che aveva provato in battaglia con il maestro e stette in quello stato per quasi venti minuti, ma poi fu obbligato a passare in stato di Zetsu. Era molto stanco, e quel tipo di allenamento richiedeva molte energie.
    Il giorno successivo (Giorno 5) la routine si ripeté praticamente uguale, ma avvennero ancora miglioramenti nella sua resistenza. La sua pelle si stava abituando a quel calore micidiale, e lui riusciva a stare sotto il sole del deserto per quasi un'ora e mezza sia al mattino che al pomeriggio, senza spingersi troppo oltre i propri limiti. Il grosso rimaneva sempre nel fare avanti e indietro dall'oasi ma anche lì stava migliorando. I miglioramenti più sensibili si vedevano però nell'Hatsu, l'acqua stava diventando veramente dolce. Evidentemente dopo i suoi numerosi tentativi stava entrando nel meccanismo della trasformazione dell'aura, che era un passo essenziale per arrivare dove voleva. L'altra cosa che lo soddisfaceva era che sembrava che il suo corpo reagisse bene agli stimoli del fuoco.Sembrava che ormai quella fiammella stesse entrando sempre di più come sensazione ed essenza nel suo corpo, e in un paio di giorni sarebbe potuto passare ad utilizzare la torcia, che avrebbe richiesto molto più tempo. Erano finiti i primi 5 giorni, e dal giorno seguente non avrebbe più potuto usare la bottiglia da un litro e mezzo ma solo quella da un litro. Era finita la prima parte dell'allenamento
     
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  5. guaro_14
     
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    Giorno 6

    Il giorno sei fu forse uno dei più duri. Perdere mezzo litro d'acqua al giorno era parecchio provante e si fece sentire soprattutto i primi 2 giorni. E sebbene al mattino riuscì a stare esposto per altri 10 minuti circa, migliorando il proprio record, nel pomeriggio, non essendo riuscito a recuperare molto bene i liquidi, il tempo scese sensibilmente superando di poco l'ora. Era senza dubbio il giorno in cui stava soffrendo di più, anche se al mattino l'Hatsu gli aveva dato parecchie soddisfazioni. Ora ormai in procinto di raggiungere il gusto desiderato, sarebbe probabilmente bastato un altro giorno di prove. La parte più dura della giornata fu appunto la seconda esposizione, mentre nel viaggio di andata e ritorno dall'oasi non guadagnò e non perse nulla. Il suo tempo si arrestava ormai su circa 40 minuti, e il ragazzo riusciva a sostenere un certo passo. La sera gli toccò utilizzare ancora il cero e poi studiò al meglio il libro degli allenamenti. Doveva capire come avvicinarsi al meglio all'arte circense dei mangia-fuoco senza rischiare di rimanere fatalmente ustionato. La sera si allenò ancora nel Ren, ma cadde sfinito dopo una decina di minuti. Era tuttavia contento perchè era sopravvissuto a quello che fino a quel momento era stato il giorno più duro, e nel Ren, seppur non nella durata, era migliorato nella forma e nella quantità esplosiva di aura che era in grado di gestire.

    Anche il giorno dopo (Giorno 7) fu piuttosto duro, seppure un po' di meno rispetto al precedente. Ancora una volta il solo litro d'acqua bastò al pelo, ma al mattino e a cena riuscì a idratarsi con la bevanda alcolica e a limitare i danni. Ormai la reggeva abbastanza bene, anche non così dato da renderlo inefficace nell'alzare la sua temperatura corporea. Se non fosse stato per l'unguento si sarebbe ritrovato in preda ad febbri e sofferenze atroci. Ringraziava che aveva l'olio e che la sua volontà si stesse rafforzando sempre di più. Forse anche questo era uno dei motivi per cui stava migliorando anche nell'utilizzo del Ren. Come gli aveva insegnato il maestro, la volontà era molto importante nell'allenare il Ren.
    Durante il giorno si espose per u'ora e un quarto sia al mattino che al pomeriggio.
    Risparmiò molte energie per la sera, il momento più importante di quella giornata. Ripetè gli esercizi che aveva fatto con cero e candele ma questa volta con la torcia di legno. Sembrava scottare parecchio, e la fiamma era sicuramente parecchio più viva. Ci mise più tempo del solito, perchè doveva avere una maggior accuratezza e non rischiare di bruciarsi. Di certo il potere bruciante di quella fiamma era di molto inferiore a quello del sole, però voleva che quella fiamma, l'essenza di quella fiamma, entrasse il più possibile nel suo corpo.
    Passata due volte la torcia sul proprio corpo passò alla parte più difficile della serata. L'iniziazione all'arte dei mangia-fuoco. Prese la fiaschetta da whisky e si riempì la bocca di una sostanza che sapeva di Kerosene e gasolio. La bocca era ovviamente totalmente asciutta, come d'altronde il resto del suo corpo. Avvicinò la fiaccola alla bocca, pur mantenendo una certa distanza, e sputò il liquido che si incendiò. Le fiamme quasi raggiunsero l'interno della bocca, e la sensazione del fioco vicino alle sue labbra si sentiva particolarmente. La fiammata era stata di una certa potenza e di un certo impatto spettacolare. Ripetè l'esperimento un'altra volta avvicinando iun po' di più la fiaccola. Le fiamme gli sfrigolarono per un istante sulle labbra e poi quasi sulla lingua, ma fortunatamente non si bruciò. Aspettò un po' poi, che gli si asciugasse la bocca. Quei due tentativi erano andati bene, anche con un po' di fortuna e probabilmente grazie alle dure condizioni a cui era stato sottoposto in quei giorni. La bocca si asciugò con una certa rapidità anche grazie al calore che si conservava nella tenda. Era giunto il momento più delicato e difficile della serata. Spegnare la fiaccola con la mano. Si prese del tempo per concentrarsi, non voleva ustionarsi. Doveva essere convinto di quello che faceva, era fondamentale, altrimenti si sarebbe scottato. In quei giorni aveva sempre spento le candele con le dita, quindi si era fatto un po' il callo. Ma quello era diverso. Fatto un respiro profondo avvicinò la mano destra alla torcia e prima ancora che il calore si facesse sentire al senso del tatto. La fiaccola si spense, e lui provò una lieve tremito nel braccio. Guardò la mano, ed era un po' annerita, ma, con suo estremo sollievo accolto da un sorriso sulla bocca, non era bruciata. Lo svezzamento era andato bene, il giorno successivo avrebbe ripetuto quella procedura più forte, concentrandosi maggiormente su quella che era l'essenza del fuoco.

    Edited by guaro_14 - 5/10/2012, 15:34
     
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  6. guaro_14
     
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    Giorno 8

    L'evento maggiormente degno di nota dell'ottavo giorno fu, finalmente, il completamento dell'allenamento sul bicchiere d'acqua. Il ragazzo ottenne l'effetto desiderato, la bevanda aveva un gusto molto simile al miele e lui ne era fiero. Per il resto continuò ad esporsi sempre con un solo litro d'acqua a disposizione. Tuttavia, rispetto ai due giorni precedenti, fece meno fatica e riuscì a stare esposto più a lungo. Siccome stava facendo l'abitudine al solo litro d'acqua disponibile giornalmente, riuscì a stare esposto per un'ora e mezza al mattino, ed un'ora e venti il pomeriggio. L'allenamento stava quindi proseguendo bene, perchè era riuscito a ritornare più o meno sui tempi di esposizione che era riuscito a fare quando aveva a disposizione un litro e mezzo d'acqua. Anche i suoi viaggi all'oasi avevano ripreso ad assestarsi sulla quarantina di minuti tra andata e ritorno, ma la cosa più importante era che si sentiva meno stanco dopo tali viaggi di come si sentiva il primo giorno. Il giorno successivo avrebbe provato a togliere le bende dai piedi, che comunque, nel corso dell'allenamento, si erano fatte più sottili e meno stratificate. Un po' perchè era lui che ricopriva i piedi con meno strati, un po' perchè si erano usurate negli estenuanti cammini tra tenda e oasi. La sera ripeté ancora una volta l'esperimento con la fiaccola. Questa volta, dopo essersi passato la fiamma viva su tutto il corpo accuratamente, fece il doppio dei tentativi nell'allenamento per "sputare il fuoco". Ogni volta avvicinava un poco di più la torcia alla bocca, e sputava il liquido infiammabile. Comportava certi rischi, ma il fatto che al secondo giorno era già riuscito a farlo quattro volte consecutivamente senza ustionarsi il volto, era positivo. La cosa che lo lasciava più stupefatto era come gli piacesse la sensazione dello sfrigolio delle ultime fiamme, che gli arrivavano quasi in bocca prima che il liquido fosse completamente bruciato. Uno dei quei giorni voleva provare a spegnere la fiaccola con la bocca, a mangiare veramente il fuco, ma quello non era il momento adatto. Come la sera precedente spense la torcia con la mano, questa volta con la sinistra, anche qui senza ustionarsi. Ne era ben felice, perchè significava che la forza bruciante della fiamma aveva ormai poco potere su di lui. Per portare poi tale tolleranza ad un livello più alto ci sarebbero voluti altri allenamenti che non rientravano per il momento nel suo programma di iniziazione.

    Il nono giorno (Giorno 9) fu una giornata molto importante, perchè di fatto il ragazzo aveva deciso di andare all'oasi senza le bende ai piedi. Questo comportò un innalzamento del tempo di percorrenza, e il ragazzo sembrava una scimmia lì in mezzo al deserto, saltellante mezzo nudo in stato di Ten, con la sabbia che scottava leggermente i piedi grazie alle precauzioni prese. Senza queste i suoi piedi si sarebbero arrostiti nel deserto. Era migliorato molto nel Ten e nello Zetsu che allenava con costanza ogni giorno. E, se per lo Zetsu c'erano ancora alcuni dettagli da limare, perchè non riusciva ancora a trattenere completamente la sua aurea in modo da risultare invisibile agli altri, il Ten anche grazie all'esposizione continua al sole e al suo costante utilizzo, si poteva ormai definire come una barriera solida a difesa del ragazzo. Certo anche lì c'erano margini di miglioramento, e lui si sarebbe continuato ad allenare, però il livello raggiunto era già discreto. Di fatto, riuscì a non ustionarsi i piedi, e ne fu molto felice.
    La sera, le prove da "sputa-fiamme" (così aveva soprannominato quell'allenamento), divennero 6, aumentando quindi ulteriormente di due, e diminuendo anche la distanza tra torcia e bocca. Tempo un paio di giorni e forse avrebbe potuto avvicinare la torcia quasi al labbro inferiore. Questa volta la spense con il piede destro, ovviamente senza farla cadere nella sabbia, ma appoggiandola su una delle piatte pietre che circondavano il fuoco che accendeva ogni sera (Che più che un fuoco si poteva dire un fuocherello, o un letto di braci). Si coricò rendendosi conto che si stava piano piano avvicinando al momento più terribile dell'allenamento, ma felice dei progressi raggiunti.
     
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  7. guaro_14
     
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    Giorno 10 e Giorno 11

    Questi due giorni trascorsero quasi completamente uguali. Il tempo di esposizione aumentò in entrambi i due giorni arrivando fino ad un'ora e quarantacinque minuti il mattino dell'undicesimo giorno, e solo dieci minuti di meno nel pomeriggio. Anche gli allenamenti con la torcia andavano bene, e complessivamente nei due giorni era passato da 6 "sputi di fuoco" ad 8. La sua tolleranza verso le fiamme aumentava sempre di più, e questo era un bene. Il decimo giorno l'aveva spenta con il piede sinistro, e poi quello seguente con ogni arto in successione (mano destra, mano sinistra, piede destro, piede sinistro). Inoltre aveva preso anche la notte a sognare il fuco e il calore del sole, altro segno che si avvicinava sempre di più ad essere un tutt'uno con l'elemento. Anche l'allenamento di traversata nel deserto a piedi nudi andava bene. Il decimo giorno aveva mantenuto quanto fatto il giorno prima, e l'undicesimo era addirittura riuscito ad abbassare il tempo di percorrenza di 5 minuti. La sera, come sempre, oltre ad esercitarsi con la torcia si esercitava nel Ren. Era arrivato a mantenere il Ren per mezz'ora, anche se aveva finito quasi esausto. Doveva assolutamente migliorare in quella disciplina, e lo sapeva, perchè quella era la base per poter dare caratteristiche offensive al proprio Nen. E e ormai era abbastanza ferrato nel Ten e nello Zetsu, avendoli praticati entrambi per ore nei giorni precedenti, la stessa cosa non si poteva dire del Ren, il quale richiedeva un allenamento molto più faticoso. Probabilmente arrivare a stare in stato di Ren per un'ora entro la fine dell'allenamento sarebbe stato più che un successo.

    Il dodicesimo giorno (Giorno 12) aveva praticamente finito il cibo. Fu arduo mangiare abbastanza a mezzogiorno, ma per fortuna, nel pomeriggio, era arrivato alla tenda il tizio che lo aveva accompagnato fino a lì per controllare che non fosse morto, e nel caso rimuovere il cadavere. Era venuto anche a portare dell'altro cibo, e questo risollevò il ragazzo, e a portare via le bottiglie da un litro e un litro e mezzo. Infatti il giorno dopo sarebbe stato il giorno in cui avrebbe dovuto passare alla bottiglia da mezzo litro, e il tipo aveva commentato il fatto dicendo che se aveva barato (e quindi nel caso che fino a quel giorno avesse usato sempre la bottiglia da un litro e mezzo) il suo fisico non avrebbe resistito allo shock e sarebbe morto il giorno dopo. IL fatto di non aver barato tuttavia non confortò abbastanza il ragazzo, perchè la prospettiva era alquanto miserl. Il monaco tuttavia era rimasto abbastanza stupito del fatto che fosse ancora vivo, non era cosa da poco, e gli aveva fatto i complimenti, perchè il 75% di quelli che provavano a cimentarsi in tale impresa o se ne andava al più presto, una volta capito il pericolo che correva, o moriva prima di poter fare ciò.
    Il ragazzo salutò il monaco, che se ne andò in serata e ripetè i soliti allenamenti con la torcia, salendo al numero 9 di fiammate. Durante il giorno era stato esposto come sempre due volte e aveva si stava avvicinando sempre di più alle 2 ore. Inoltre sia il suo viaggio all'oasi che il suo allenamento con il Ren avevano riportato un miglioramento nel tempo di 5 minuti a testa. Si addormentò nella tenda, accanto alle braci, conscio della grossa difficoltà che stava per affrontare, ma fiero di come erano andate le cose fin lì.
     
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  8. guaro_14
     
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    Giorno 13

    Il fatidico giorno era arrivato. Solo mezzo litro d'acqua, e nient'altro. FU particolarmente cauto, e lo era stato anche il giorno prima. AL mattino, come oramai faceva sempre, bevve un sorso del liquido alcolico e fece una colazione leggera. Svegliarsi con l'alcol non era la miglior cosa che potesse augurare a qualcuno, però serviva per alzare subito la temperatura. Inoltre con gli esercizi fisici che faceva per tenersi in allenamento, veniva smaltito presto, avendo come unico effetto, per fortuna, di innalzare la temperatura corporea del ragazzo senza inebriarlo. Poi si espose. 2 ore. Record per lui assoluto. Ci era finalmente arrivato, dopo 12 giorni, a tagliare quel traguardo. Bevve quasi tutta l'acqua che aveva di scorta, serbandone un poco per il viaggio all'oasi. Questo, fatto dopo aver consumato un pranzo leggere ma abbastanza rinfrescante grazie alle noci di cocco, gli impiegò ancora una volta 40 minuti, era riuscito di nuovo a stabilizzarsi su questo tempo, e il calore della sabbia del deserto sui piedi coperti dal Ten cominciava a divenire famigliare. Aveva finito l'acqua di scorta, ed ora gli restava solo mezzo litro, che doveva bastare fino al pranzo del giorno dopo. E qui iniziarono a sorgere i problemi.
    Nel pomeriggio il ragazzo si espose cautamente, senza spingersi troppo oltre al limite, per cui attestò il tempo di esposizione sull'ora e quaranta, proprio come il giorno prima per evitare un eccessivo stress sul suo fisico, smagrito ancora di più dall'ultima volta che si era guardato, per le dure condizioni sotto cui era costretto a vivere ogni giorno. Finita l'esposizione consumò un piccolissimo goccio d'acqua, doveva dosarla al meglio. Accese il fuoco con la legna che aveva raccolto. Faceva piuttosto caldo nella tenda, e l'unica cosa che poteva bere era il liquido alcolico. Ne bevve un sorso. Bruciava all'interno del suo corpo e si faceva sentire nello stomaco. Il liquido al cherosene nella fiaschetta da whisky era ormai finito, ne restava abbastanza per altri quattro sputi di fuoco, ma lo avrebbe usato solo dopo essersi adattato a quelle nuove condizioni.
    Fece comunque gli altri esercizi con la torcia, passandosela attorno a tutto il corpo, oramai non dava più fastidio, e spegnendola sia con i piedi che con le mani a giro, proprio come le 2 sere precedenti. Bevve l'ultimo sorso d'acqua che si poteva permettere e si coricò.
    La notte fu piuttosto dura. Sognò il sole rovente, e a lungo il fuoco che ardeva. Viveva a metà tra sogno e realtà, e si trovò praticamente ad essere in un miraggio misto ad un incubo. Di fatto, se uno lo avesse osservato dall'esterno, l'avrebbe visto delirare. Per tutta a notte combatté con la sete e con il fuoco che gli ardeva dentro. Resistette e sopravvisse. Al mattinò strisciò verso la bottiglia d'acqua e ne bevve un sorso.
    Quel giorno, il quattordicesimo (Giorno 14) Lo passò quasi tutto in tenda, esponendosi solo una volta in tarda mattinata e per solo un'ora e venti. Poi si avventurò verso l'oasi, che gli costò molte energie e ci impiegò circa 50 minuti, aumentando il proprio tempo di percorrenza. Ritornato era esausto, e come il giorno prima non sarebbe riuscito ad allenarsi nel Ren, se no si sarebbe distrutto. Fece gli esercizi con la torcia quasi come se fosse un obbligo. Li ripeteva meccanicamente, perchè il caldo gli offuscava ancora il cervello. Passò un'altra notte, tuttavia molto meno dura rispetto alla precedente. Il fisico si stava abituando, e di fatti il mattino dopo era più riposato. Eravamo giunti a metà percorso, il quindicesimo giorno.
     
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  9. guaro_14
     
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    Giorno 15

    A fatica il suo corpo si stava abituando al solo mezzo litro d'acqua a disposizione. Anche quel giorno si espose con cautela. Si espose al mattino per circa un'ora e un quarto e al pomeriggio per un 'ora. Quando il suo fisico si fosse abituato a quella quantità irrisoria d'acqua avrebbe potuto tornare ad esporsi per tempi più prolungati, ma per ora era meglio rimanere cauti. Il viaggio di andata e ritorno dall'oasi si abbassò sensibilmente. Era riuscito a ritornare subito sui quaranta minuti anche se era costato della fatica aggiuntiva. Tuttavia i suoi piedi si erano abituati a quel tragitto, ed entro 4 o 5 giorni avrebbe potuto provare ad affrontarlo a piedi nudi. La sera, dopo aver consumato un pasto leggero, ripeté i soliti allenamenti con la torcia e si riposò molto grazie allo Zetsu. Di fatto utilizzò quel giorno per riprendersi al meglio in quelle condizioni estreme, dal giorno dopo sarebbe ripreso l'allenamento serio. E così fu.
    Se il giorno precedente era trascorso quasi nell'ozio, non si poteva dire lo stesso del giorno successivo, il sedicesimo (Giorno 16) giorno di allenamento.
    Al mattino, dopo l'usuale colazione leggera, era stato esposto per un'ora e quaranta iniziandosi a riavvicinare ai tempi da lui fatti quando aveva a disposizione il doppio d'acqua. Il pomeriggio l'esposizione si attestò ancora sull'ora e quaranta, confermando il fatto che ormai non era il calore a disturbarlo quanto la scarsità d'acqua disponibile. Mattino o pomeriggio, dopo tutto quello che aveva passato nei giorni precedenti, ormai non facevano quasi più differenza. Ne andava fiero perchè vuol dire che era migliorato nel Ten, nella sua capacità di sopportazione del calore, e nel spingersi verso i propri limiti. Anche il tempo per andare all'oasi migliorò ancora. 35 minuti, record assoluto. Non sapeva se era la giornata che era meno calda, o lui che effettivamente era migliorato così tanto. Di fatto però aveva anche assottigliato il velo di Ten che gli copriva i piedi, per cui era abbastanza sicuro che ci fosse stato un miglioramento da parte sua. Riuscì anche a conservare una discreta quantità d'acqua per la sera, quando, oltre a ripetere gli allenamenti con la torcia e ad esercitarsi con le ultime quattro fiammate a sua disposizione (aveva infatti definitivamente finito il liquido al cherosene), notando anche qui dei miglioramenti (ormai, infatti, poteva portare la torcia quasi a contatto con le labbra), aggiunse anche un altro allenamento, che da lì in poi avrebbe sostituito quello con la torcia.
    Quando il fuoco nella tenda era ridotto ad un letto di braci, prima di ravvivarlo, espose il suo corpo al loro calore. Di fatto faceva delle flessioni e portava il proprio petto e le proprie gambe quasi a contatto con le braci. Il corpo ardeva piano piano che si avvicinava alla fonte di calore. Questo era l'allenamento definitivo, che lo avrebbe portato fino a quella che nel libro veniva chiamata la "prova del fachiro", che consisteva, come rivelava il nome, nel camminare su un letto di braci.
    Ripetè il procedimento anche mettendosi a ponte, in modo tale che anche il proprio "lato B" potesse sperimentare il calore dei carboni ardenti, seppur da una distanza lievemente superiore. Finito tale allenamento, riusci a dissetarsi con un goccio d'acqua, siccome era stato premuroso nel risparmiarla. Non riuscì tuttavia ancora ad allenarsi nel Ren. Sarebbe stato l'obbiettivo del giorno successivo.
     
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8 replies since 2/10/2012, 22:18   180 views
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