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Allenamento eremitico del giaguaro

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  1. guaro_14
     
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    Giorno 1

    Il ragazzo era atterrato in una città del continente asiatico non molto distante dal deserto del Lut, la sua meta. Prima però doveva passare per il tempio dei Monaci del Sole, che lo avrebbero guidato nel punto ottimale per il suo allenamento. Dopo essere arrivato al monastero e aver mostrato il suo Ten (condizione necessaria affinchè i monaci lo aiutassero era infatti mostrarsi degno e pronto per incamminarsi sulla via del dio Sole), fu guidato da uno di essi nel deserto a circa un chilometro e mezzo di distanza da un'oasi. Lì era preparata una tenda con all'interno solo tre bottiglie vuote. Una da un litro e mezzo, una da un litro, e la terza da mezzo litro. Per i primi 5 giorni avrebbe potuto usare la prima bottiglia, poi per sette giorni avrebbe dovuto usare la seconda, e per il tempo rimanente la terza. Ovviamente poteva affrettare i tempi, ma ci sarebbe voluta una grande resistenza. Il resto era quello che aveva portato lui. Una torcia di legno, una scatola di candele, un cero, il libro per seguire l'allenamento, qualche provvista, i fiammiferi, una fiaschetta da whisky piena e fasce per i piedi. Prima di lasciarlo, la "guida" gli lasciò anche una boccetta dell'unguento utile per l'allenamento e una bottiglia da un litro e mezzo di una bevanda fortemente alcolica e trasparente, distillata direttamente dai monaci. Non si poteva fare uso eccessivo di acqua, ma l'alcol non influenzava in modo particolare l'allenamento. Notò che nella tenda c'era del cibo adatto all'ambiente riposto su un telo. Datteri, carne secca, 2 noci di cocco e altre vivande che il ragazzo non aveva mai assaggiato. Il resto se lo sarebbe dovuto procurare all'oasi. Legna, altra frutta. Il problema non era trovare tali beni, era andare e tornare dall'oasi. Il monaco se ne andò. Era iniziato l'allenamento.

    Faceva un caldo terribile. Sicuramente almeno cinquanta gradi centigradi, pur essendo metà pomeriggio. Si era sparso con un velo dell'unguento ed era entrato in stato di Ten. Si era seduto in mutande al di fuori della tenda dove non c'era ombra. Si concentrava sul migliorare il più possibile la forma del proprio Ten, come gli aveva insegnato il signor Joys. Si concentrava a fondo, cercando di non pensare al caldo e alla sete. La pelle però scottava, anche se non sembrava riportare i segni di tale scottatura. Probabilmente l'olio unito al Ten permetteva di non scottarsi la pelle e non soffrire di febbri atroci pur continuando a sentire il calore micidiale del sole allo stesso modo. Si concentrava sul Ten il più possibile anche se il caldo lo distraeva. Resistette in quella posizione 40 minuti. Poi non ce la fece più ed entrò in tenda. Prese la bottiglia da un litro e mezze, si fasciò i piedi con cura, poi uscì dalla tenda e si diresse verso l'oasi, sempre mantenendo lo stato di Ten. Il percorso per raggiungere l'oasi era segnato, però la sabbia scottava e ci mise un'ora ad andare e tornare con il rifornimento di acqua e legna. Faceva veramente un caldo terribile, ma per fortuna stava piano piano giungendo la sera. Fece un'ultima sessione all'aperto, prendendo un ultima mezz'ora di sole intenso. Aveva usato molto il Ten ed era stanco. In più la pelle scottava, sebbene non fosse arrossata. Era quella la sensazione di aridità totale che prova il pellegrino dopo una lunghissima camminata senza una goccia d'acqua. Tornò in tenda, e ormai aveva già bevuto più di metà dell'acqua concessagli. All'ombra della tenda, pur facendo molto caldo, poteva tuttavia concentrarsi e allenarsi sul mantenere lo stato di Zetsu. Accese il fuoco. Anche questo faceva parte dell'allenamento. La tenda era fatta apposta in modo che durante la notte la temperatura al suo interno non scendesse mai sotto i trenta gradi, ma per questo era necessario accendere il fuoco (era ovviamente anche dotata di un comignolo, attorno a cui era costruita, affinchè non andasse a fuoco). Una volta acceso con la legna che si era procurato e i fiammiferi, consumò un pasto leggero. Fatto questo, e recuperato un po' di energie, fece l'allenamento di Ren e Hatsu. Riempì il bicchiere d'acqua e sprigionò il Ren concentrandosi sul rendere il più dolce possibile l'acqua. Dopo un quarto d'ora di esercizio l'acqua aveva un sapore un poco più dolce della prima volta che aveva fatto l'esperimento del bicchiere, ma non era ancora abbastanza. Tuttavia non poté proseguire oltre con quell'allenamento, sia perchè doveva recuperare energie con lo Zetsu in vista degli allenamenti del giorno dopo, sia perchè doveva fare un ultima importantissima cosa.
    Lì, in mutande, all'interno della tenda, accese una candela e cominciò a passare la fiamma vicino ad ogni parte del proprio corpo, in mode che ogni poro di se stesso assorbisse il lieve calore sprigionato dalla fiamma e cominciasse ad entrare in contatto con l'essenza del fuoco. L'operazione richiedeva molta cura e quindi molto tempo, ma il ragazzo non disdegnava il restare impegnato e alzato più a lungo se quello significava una maggiore accuratezza nell'allenamento. Fece particolare attenzione alle mani e ai piedi, soffermandosi a lungo su quegli arti. Passò la candela anche vicino al viso, vicino alle labbra. Lo scopo di quell'allenamento non era concentrarsi sul calore, ma sul rosso fuoco, la fiamma viva, fiamma che è vita. Quando ebbe passato la candela su tutto il corpo, almeno nelle parti raggiungibili a mano, per due volte spense la candela con due dita e si coricò. Sapeva che il giorno successivo sarebbe stata ancora più dura, e che si sarebbe svegliato al sorgere del sole. Però era un scrificio che doveva essere fatto.

    Edited by guaro_14 - 6/10/2012, 20:52
     
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8 replies since 2/10/2012, 22:18   181 views
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