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Allenamento eremitico del giaguaro

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  1. guaro_14
     
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    Giorno 15

    A fatica il suo corpo si stava abituando al solo mezzo litro d'acqua a disposizione. Anche quel giorno si espose con cautela. Si espose al mattino per circa un'ora e un quarto e al pomeriggio per un 'ora. Quando il suo fisico si fosse abituato a quella quantità irrisoria d'acqua avrebbe potuto tornare ad esporsi per tempi più prolungati, ma per ora era meglio rimanere cauti. Il viaggio di andata e ritorno dall'oasi si abbassò sensibilmente. Era riuscito a ritornare subito sui quaranta minuti anche se era costato della fatica aggiuntiva. Tuttavia i suoi piedi si erano abituati a quel tragitto, ed entro 4 o 5 giorni avrebbe potuto provare ad affrontarlo a piedi nudi. La sera, dopo aver consumato un pasto leggero, ripeté i soliti allenamenti con la torcia e si riposò molto grazie allo Zetsu. Di fatto utilizzò quel giorno per riprendersi al meglio in quelle condizioni estreme, dal giorno dopo sarebbe ripreso l'allenamento serio. E così fu.
    Se il giorno precedente era trascorso quasi nell'ozio, non si poteva dire lo stesso del giorno successivo, il sedicesimo (Giorno 16) giorno di allenamento.
    Al mattino, dopo l'usuale colazione leggera, era stato esposto per un'ora e quaranta iniziandosi a riavvicinare ai tempi da lui fatti quando aveva a disposizione il doppio d'acqua. Il pomeriggio l'esposizione si attestò ancora sull'ora e quaranta, confermando il fatto che ormai non era il calore a disturbarlo quanto la scarsità d'acqua disponibile. Mattino o pomeriggio, dopo tutto quello che aveva passato nei giorni precedenti, ormai non facevano quasi più differenza. Ne andava fiero perchè vuol dire che era migliorato nel Ten, nella sua capacità di sopportazione del calore, e nel spingersi verso i propri limiti. Anche il tempo per andare all'oasi migliorò ancora. 35 minuti, record assoluto. Non sapeva se era la giornata che era meno calda, o lui che effettivamente era migliorato così tanto. Di fatto però aveva anche assottigliato il velo di Ten che gli copriva i piedi, per cui era abbastanza sicuro che ci fosse stato un miglioramento da parte sua. Riuscì anche a conservare una discreta quantità d'acqua per la sera, quando, oltre a ripetere gli allenamenti con la torcia e ad esercitarsi con le ultime quattro fiammate a sua disposizione (aveva infatti definitivamente finito il liquido al cherosene), notando anche qui dei miglioramenti (ormai, infatti, poteva portare la torcia quasi a contatto con le labbra), aggiunse anche un altro allenamento, che da lì in poi avrebbe sostituito quello con la torcia.
    Quando il fuoco nella tenda era ridotto ad un letto di braci, prima di ravvivarlo, espose il suo corpo al loro calore. Di fatto faceva delle flessioni e portava il proprio petto e le proprie gambe quasi a contatto con le braci. Il corpo ardeva piano piano che si avvicinava alla fonte di calore. Questo era l'allenamento definitivo, che lo avrebbe portato fino a quella che nel libro veniva chiamata la "prova del fachiro", che consisteva, come rivelava il nome, nel camminare su un letto di braci.
    Ripetè il procedimento anche mettendosi a ponte, in modo tale che anche il proprio "lato B" potesse sperimentare il calore dei carboni ardenti, seppur da una distanza lievemente superiore. Finito tale allenamento, riusci a dissetarsi con un goccio d'acqua, siccome era stato premuroso nel risparmiarla. Non riuscì tuttavia ancora ad allenarsi nel Ren. Sarebbe stato l'obbiettivo del giorno successivo.
     
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8 replies since 2/10/2012, 22:18   181 views
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